Milano, 8 febbraio 2014. Al termine della Conversazione della Scuola*, raccogliamo a caldo le considerazioni di Michel Bassols riguardo il lavoro svoltosi verso il prossimo Congresso Mondiale della AMP a Parigi Un reale per il XXI° secolo:
Michel Bassols: - In effetti, abbiamo appena concluso questa Conversazione che ritengo sia pienamente riuscita, sia per il numero di partecipanti, con l'assistenza al completo dei membri della Scuola lacaniana di Psicoanalisi, sia per il modo in cui si è trattato il tema, su due versanti: da una parte il versante clinico, con la esposizione dei casi che hanno trattato fantasma e reale nella esperienza analitica, ma anche - ed è questo il versante che più di ogni altro mi è stato d'insegnamento in relazione all'AMP- sulla esperienza della Scuola stessa in relazione al fantasma e al reale. Si è potuto parlare della Scuola vincolata ad un Altro fantasmatico, e della Scuola vincolata al reale dell'esperienza. Trovo molto fecondo poter pensarla in questo modo.
La prima cosa da sottolineare è che la Scuola va collocata come un quinto concetto dal momento che Jacques- Alain Miller l'ha introdotta come esperienza soggettiva, meritando il rango di quinto concetto assieme a quei quattro concetti fondamentali segnalati da Jacques Lacan per la psicoanalisi: inconscio, ripetizione, transfert e pulsione.
In che senso intendiamo che la Scuola è un concetto? è un concetto in quanto esperienza soggettiva nella quale si fonda il trattamento del reale nel gruppo psicoanalitico. Gruppo a sua volta fondato, come diceva Lacan ed oggi si ricordava, su quella oscenità, sull'osceno che ogni gruppo ha. Ebbene, la Scuola sarebbe il modo di poter trattare questo reale del gruppo.
Come possiamo situare questo reale? lo possiamo situare nell'affermare che L'analista come universale, non esiste.
Questa non esistenza è correlata al "non esiste rapporto sessuale iscritto nel reale", al "non c'è rapporto sessuale". Nello stesso modo, non c'è analista nel reale, all'analista lo si fa esistere uno per uno, non c'è universale che ci assicuri la sua esistenza. Da lì l'importanza dell'esperienza della passe nelle nostre scuole. E' questo ciò che fa sì che la comunità analitica sia una comunità veramente strana: Essa si fonda sull'impossibilità di un tratto comune, che faccia realmente comunità. A questo proposito io ricordo spesso la frase di Maurice Blanchot "la comunità di quelli che non fanno comunità". La scuola dovrebbe riuscire sempre a situare ogni volta quel reale che rompe ogni ideale di comunità di esperienza.
Non c'è di fatto alcuna comunità di esperienza, c'è invece una trasmissione di quella esperienza attraverso un insegnamento. Ma è un insegnamento fondato nel "non c'è L'analista" come universale. In questa direzione è che possiamo dire, come lo asseriva Sergio Caretto in conclusione del suo lavoro: non c'è autoscuola possibile. In effetti la scuola non sarà mai un'autoscuola.
E Jean Daniel Matet aggiungeva divertito che clickando ECF sul motore di ricerca compare precisamente un' autoscuola!
Si, essendo quelle le iniziali di una scuola di conduzione francese... E' divertente, perché è proprio ciò che non dev'essere la nostra Scuola: non c'è "autoscuola" come non c'è autoritualizzazione dell'analista tale come diceva Lacan, c'è sì un'autorizzazione, nella misura che l'analista rimane raffrontato a quella solitudine con la causa analitica.
Ecco dove si fonda la propria esperienza di autorizzazione. Ricordiamoci appunto quell'esordio dell'Atto di Fondazione dell'Ecole, dove Lacan lo dice: "Solo come lo sono sempre stato in relazione alla causa analitica" ed è vero, ogni membro si confronta in un modo o nell'altro a questa esperienza.
Diremo dunque che la scuola di Lacan fonde il gruppo, e fonda il suo rapporto alla causa analitica, nella esperienza di ognuno dei suoi membri.
* La Conversazione della Scuola lacaniana di Psicoanalisi: Fantasma e reale nell'esperienza analitica, introdotta dal Presidente Domenico Cosenza, ha visto come discutants Michel Bassols, Presidente Delegato AMP per l'Europa assieme a Jean Daniel Matet, Presidente dell'Eurofederazione di Psicoanalisi.