Oltre il con-senso. Di Cristiana Santini
L’uomo
ha fatto di tutto per uscire dal determinismo biologico, prevedibile, naturale,
dall’Eden dell’incoscienza. Ha voluto mangiare la mela dell’albero della
CONOSCENZA. Ha voluto sapere di esistere e quindi sapere perché esiste. È sorta
l’esigenza di darsi un senso.
Jacques
Lacan disse che la vita dell’uomo ha a che fare con la narrazione.
William
Shakespeare ne “La Tempesta” scrisse: "Noi siamo fatti della stessa
sostanza dei sogni; e nello spazio e nel tempo di un
sogno è racchiusa la nostra breve vita”.
sogno è racchiusa la nostra breve vita”.
La
ragione di ogni esistenza viene sempre ricercata nel desiderio, nella volontà
di un altro. Che sia Dio, la madre, il padre, l’amante purchè qualcuno ci sia e
abbia fornito almeno una traccia per scrivere il proprio romanzo.
Il senso
che chiediamo è sempre un CON-SENSO. È questa l’eterna domanda implicita in
ogni parola, in ogni discorso: “Cosa sono io per te?”
Lo
chiede il bambino alla madre, al padre. Lo chiede, di continuo, la donna
all’uomo e, senza ammetterlo, l’uomo alla donna, lo chiediamo da sempre, per
sempre, ancora e ancora…. domanda eterna come NON lo è la vita , come NON lo è
la risposta….
La
risposta, le risposte sono sempre insoddisfacenti. Un vuoto, una mancanza, una
solitudine connaturata agli esseri diventati umani SENSATI rimane fra le pieghe
di ogni soluzione, di ogni parola, di ogni risposta.
Il
peccato originale: voler parlare, voler sapere, ci rende instabili, irrisolti,
tragicamente indefinibili, meravigliosamente
misteriosi.
La
parola, il sapere ci condannano all’incompletezza ma questa ci permette la
creazione, l’arte, la possibilità di superare noi stessi, quel nome, quell’IO
SONO di cui ci riempiamo la bocca, fino a soffocare, di superare il
determinismo linguistico a cui ogni definizione ci inchioda.
Le
parole non riescono mai a dire tutto, a dirlo bene. La verità sfugge annodata
alla finzione per il carattere narrativo di ogni spiegazione. Non possiamo che
raccontarci e perciò essere sempre altrove, sempre anche soli, sempre oltre il con-senso
che cerchiamo incessantemente di trovare in ogni racconto.