Una nuova scheggia. Di Beatrice Bosi.
Questa “scheggia di transfert” ruota letteralmente
intorno al IX Congresso dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi che la
scorsa settimana ha visto riuniti a Parigi psicoanalisti provenienti da
svariati paesi del mondo, chiamati a lavorare un tema che contraddistingue la
psicoanalisi lacaniana. Il titolo:“Un reale per il XXI secolo” metteva al
centro il reale, quello inventato da Jacques Lacan, che non è da confondere con
la realtà.
Da questo asse di lavoro trasversale alle sette
Scuole dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi prende le mosse il nostro
Convegno di Roma, “Il transfert tra amore e godimento”, che vuole mettere
l’accento sul versante del transfert meno noto, se non del tutto sconosciuto
alla psicoanalisi, e al tempo stesso più innovativo. Come concepire il
transfert quando non si considerano solo i registri del simbolico e
dell’immaginario, ma anche quello del reale?
L’artista Caroline Peyron ci introduce al nostro
tema proponendoci delle tonalità decise: lo sfondo nero, il bianco delle
lettere, il rosso di un ceppo incandescente. Il ceppo brucia, sprigionando
dalla sua combustione colori caldi quanto incisivi: il giallo, l’arancio e il
rosso si mescolano.
Ogni analisi è una scheggia di transfert di tonalità
diversa, le cui scansioni danno vita a una gamma ogni volta inedita.
L’inconscio si apre e si chiude, è il famoso battito
di cui parla Lacan. Pulsazione dopo pulsazione il soggetto chiede di prendere
la sua coloritura, di assumere la sua tonalità. Sottrarre, aggiungere, diluire,
mescolare e ancora di nuovo, cancellare.
Cosa fare della propria “base di colore”? Quale inchiostro per la fine di un’analisi?
Quello dell’amore, dell’odio o dell’indifferenza?
Tra amore e godimento, si scrive la lettera che fa
la cifra singolare per ognuno di coloro che vogliano fare l’esperienza di
un’analisi, e questo avviene grazie a quel pigmento nuovo che il transfert
permette di produrre come estratto dal suo dissolvimento.