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lunedì 22 novembre 2010

Prossima Riunione. Presentazione

Momenti cruciali nella esperienza psicoanalitica

(Note sul Seminario EFP SLP a Milano)


Come si è potuto cogliere anche nei contributi al Seminario AMP SLP dell'anno scorso (L'arresto delle cure), la discontinuità di cui si tratta riguarda sì la diacronia significante, l'arresto, ma acquisisce una luce tutta diversa in una clinica sotto transfert. Da lì il secondo termine, cura, che mette in gioco la posizione dell'analista. La discontinuità trova, operando il discorso dell'analista, l'asse sincronico della esperienza, asse logico e non cronologico che, come in una striscia di Moebius, fa passare l'inerzia del godimento nella trama della rete significante, circoscrivendo sempre di più ciò che fa buco, il singolare nella esperienza.

Quest'anno Momenti Cruciali della esperienza analitica, fa del Seminario stesso -come momento di transfert di lavoro- un "istante di vedere".. dove sta andando la psicoanalisi. Come avanzato da Paola Francesconi, se nella cura analitica ci sono stati dei cambiamenti, non è solo per "le differenze epocali nel modo di godere" ma anche per i cambiamenti operati "nella formazione". E questo per la natura stessa della cura psicoanalitica, con la chiave che Lacan colloca in seno alla Scuola, il buco di cos'è l'analista. Questo ci fa leggere il titolo del Seminario come provenendo dalla passe (Gil Caroz). Potremmo anche dire, delle passe nella formazione? Senz'altro sono momenti cruciali nella formazione quelli che autorizzano l'atto analitico, da cogliere après-coup naturalmente.

Come dice Lacan, "una psicoanalisi è la cura che si aspetta da uno psicoanalista". (Scritti Varianti della cura tipo, 1968)

Il rinnovamento in atto della passe è quindi al centro di questo Seminario. Si tratta della funzione degli AE, ed è da notare che questa ci fa cogliere che l'analista è effetto del discorso analizzante (potenza analizzante lo chiama Jacques-Alain Miller in Politica lacaniana) e che la conclusione della cura si riordina da lì per loro in un nuovo transfert, dal singolare, alla Scuola. Il termine che è scaturito nell'apertura al Seminario, portato da Sergio Caretto, è stato quello di sublimazione. Massimo Termini lo ha sottolineato e lo riprende la Presidente SLP nella sua recente nota editoriale.

La conversazione nella sala a partire dal caso di Giuliana Capannelli ("l'asse nel tempo e l'analisi stessa come un sinthomo...") ma anche dall'intervento di Carlo Viganò ("neocapitonaggio di transfert non legato alla significazione...") ci fanno notare che l'analista è una funzione logica che oggi non può che mettere in campo l'ultimo insegnamento di Lacan, il TDE come stabilito da Jacques-Alain Miller. E' precisamente la formazione che lo fa diventare prezioso nella clinica attuale, vale a dire nell'applicazione della psicoanalisi alla terapeutica. Un'altra fonte del Seminario è in questo senso il titolo stesso dell'ultimo scritto di Lacan: l'esp d'un laps, omofonia che si perde nella traduzione ma che è stata sollevata da CV come scrittura di momento cruciale "che esce dal raccontabile": lo spazio di un lapsus. Fugace certezza di "essere nell'inconscio", quello "reale" (Lacan), proprio perché fuori dall'indeterminazione posta dall'inconscio "transferale".

Trovo opportuno citare, nel concludere queste note, una definizione di Antonio Di Ciaccia che ci fa ben cogliere quanto sia cruciale (indissociabili) considerare uno e l'altro (inconscio transferale, inconscio reale) nella pratica: "Il nome del Padre rende possibile la pratica della psicoanalisi. Ma solo se si va al di là del Padre abbiamo la psicoanalisi pura. E' solo a partire da lì che si può applicare al caso la soluzione adeguata. E' questo che chiamiamo psicoanalisi applicata."

In seno alla pratica, la formazione dell'analista. Un nodo più che un incrocio. O come legge Philippe La Sagna il nodo, "l'arte dell'incrocio".


Per la Segreteria

Laura Rizzo