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lunedì 10 marzo 2014


Presentazione del XII Congresso della SLP
Roma, 14-15 giugno 2014

 IL TRANSFERT TRA AMORE E GODIMENTO
Nel presentare il tema del prossimo Congresso della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi, devo anzitutto fare una premessa. Esso si declina, sebbene con un’articolazione propria, alla luce del tema del IX Congresso dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi Un reale nel XXI secolo. Il tema del Congresso dell’AMP infatti, che è ormai alle porte mentre scrivo questa presentazione, offre a noi il punto perno a partire dal quale orientare  il lavoro congressuale della Scuola italiana: tale perno è costituito dal reale come filo conduttore della psicoanalisi nel XXI secolo. Lacan ci orienta esplicitamente in questa direzione, quando ci avverte in Radiofonia che nel mondo contemporaneo assistiamo all’ascesa allo zenit sociale  del godimento, lasciandoci intendere così che la psicoanalisi potrà giocarvi la sua partita se saprà trovare il modo di tenerne conto, e di sintonizzarsi con la soggettività dell’epoca. Per questa ragione, dopo avere scandagliato due anni fa a Buenos Aires il nuovo ordine simbolico del XXI secolo, non più incardinato sul primato universale del Nome-del-Padre, l’AMP ha orientato il suo prossimo Congresso di Parigi attorno al reale preso nella sua singolarità, perché per struttura esso non può darsi in modo universale in psicoanalisi, ma soltanto nella forma dell’’uno per uno’, della differenza irriducibile. 
In questa congiuntura precisa del dibattito della nostra comunità analitica internazionale cade la decisione sul tema del XII Congresso della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi, che avrà luogo a Roma il 14 e 15 giugno 2014.  Il tema riguarda uno dei concetti fondamentali della psicoanalisi, il transfert, senza la cui funzione non può dirsi a rigore che si abbia a che fare, nell’incontro con la parola di chi si rivolge ad uno psicoanalista, con la pratica inventata da Freud. Sarà dunque per noi l’occasione, in quanto Scuola italiana, di fare il punto su questo tema cruciale su cui Lacan è tornato a più riprese lungo l’arco del proprio insegnamento e dei suoi testi scritti, ogni volta aggiungendo qualcosa di nuovo  nella sua ricerca. Sarà al contempo l’occasione per interrogarci attorno alla funzione del transfert analitico nel XXI secolo, cercando di mettere in atto, attorno al concetto di transfert quel lavoro di “aggiornamento” a cui Jacques-Alain Miller ci ha invitato nella sua Presentazione al IX Congresso dell’AMP. Aggiornamento nel quale i concetti cardinali e la pratica della psicoanalisi andranno ripensati alla luce della centralità che il reale assume nell’ultimo insegnamento di Lacan, e dei modi di manifestazione singolari in cui il reale si presenta nella clinica contemporanea. 
In questa prospettiva, se il tema del nostro Congresso ruota attorno al transfert, il titolo che abbiamo dato – Il transfert tra amore e godimento - lo inquadra in una articolazione complessa. Questa articolazione infatti, ci permette di ripensare lo statuto del transfert analitico, tenendo conto dell’indicazione di Freud, che vi vedeva una vera e propria forma di amore, da lui chiamata amore di transfert, mettendone in evidenza al contempo il carattere di ostacolo al trattamento, ma al contempo di risorsa essenziale per il suo sviluppo. Il transfert analitico come modalità dell’amore è infatti un punto di ancoraggio fondamentale per l’analista. Ciò a condizione di non confondere la dimensione immaginaria del transfert in cui egli viene investito nella sua persona inevitabilmente come oggetto di passione, con la dimensione simbolica di esso, che mette in relazione l’analizzante con la propria questione inconscia al di là della relazione speculare con la persona dell’analista. In questo senso, la teoria di Lacan del transfert come soggetto supposto sapere sposta l’asse fondamentale della dinamica del transfert sul sapere supposto relativo all’inconscio dell’analizzante, ben più radicalmente che sulla persona dello psicoanalista. Tale chiarificazione costituisce, come noto, uno dei contributi cardinali offerti da Lacan all’elucidazione della struttura del transfert analitico. Ed anche una della formalizzazioni, insieme allo stadio dello specchio ed all’inconscio strutturato come n linguaggio, per le quali il suo insegnamento è maggiormente conosciuto al di là dei confini della comunità analitica lacaniana. E tuttavia, la posta in gioco in questo Convegno consiste proprio nel provare a ripensare il transfert alla luce dell’orientamento al reale proprio dell’ultimo insegnamento di Lacan. In questa prospettiva, pensare il transfert nel suo rapporto con il godimento ci permette di indagarne una dimensione di funzionamento che mette in gioco la portata libidico-pulsionale interna al transfert, e ne mostra il motore al di là del senso a partire da cui esso si struttura per l’analizzante.
Scandagliare la funzione del reale nel transfert significa infatti gettare  luce nel suo lato oscuro, più silenzioso che parlante,  sotteso alla dinamica del transfert come specularità ideo-passionale, propria all’immaginario, e come domanda sul senso inconscio del proprio sintomo e del proprio essere in quanto parlante, propria al simbolico. 
Per un versante, il reale nel transfert trova modo di presentificarsi nel godimento del dire, ben al di là della verità e del senso veicolato in quanto si dice. Per quanto possa, per un lungo tratto dell’analisi, prendere la forma di un godimento nella ricerca del senso, nel godi-senso (jouis-sens), esso si mostrerà col tempo nella forma di un godimento puro della parola sganciato dal senso,  come può vedersi in modo più evidente, con la caduta del soggetto supposto sapere, nella fase terminale delle analisi. 
Esso può, però al contempo essere reperito nella dimensione più silente dell’esperienza analitica, laddove l’analista incarna per l’analizzante l’incontro con il reale che funziona come causa del desiderio dell’analizzante. Al contempo, per Lacan, egli è la presenza reale che si rinnova per l’analizzante ad ogni seduta, offrendo lo sfondo su cui il soggetto supposto sapere, perno dell’analisi, sorge, si sviluppa, e decade. E’ quanto Lacan stesso afferma nel Seminario VIII Il transfert, quando dice che “…è al posto in cui noi siamo supposti sapere che siamo chiamati a essere, e a non essere nient’altro che la presenza reale in quanto inconscia” (Lacan, Le transfert, p. 319).  Il reale nel transfert come incontro e come presenza corporale dell’analista nella seduta è dunque un’altra declinazione essenziale della questione.   Declinazione che fa obiezione alla pratica postmoderna delle sedute telematiche di psicoanalisi praticate in altri orientamenti, per i quali la presenza reale dell’analista è riducibile nell’essenziale alla sua immagine e alla sua parola trasmessi in uno schermo.
Più radicalmente, pensare il transfert a partire dal reale, tema a cui dedicheremo la prima sessione del Convegno,  è al contempo ripensare ad esso a partire dal desiderio dell’analista come fattore imprescindibile del transfert analitico. Come affermava Lacan nel Seminario XI, “il transfert non è una difesa dell’analista, ma il desiderio dell’analista” (Lacan, I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi, p. 160). Come a dire che l’essenza del transfert analitico implica il desiderio dell’analista come fattore costituente del suo sviluppo. Non potremo non tenere conto allora, in questo aggiornamento sul tema del transfert, della nuova definizione del desiderio dell’analista che Jacques-Alain Miller ci ha offerto nella sua Presentazione al IX Congresso dell’AMP, dove ci invita a pensarlo e a farlo esistere in quanto analisti come desiderio di ridurre l’Altro del soggetto al suo reale, liberandolo dal senso. Ciò rende per noi più chiaro l’itinerario dell’analisi, come pratica che punta a farsi partner dell’inconscio transferale del soggetto, per puntare tuttavia all’inconscio reale dell’analizzante. 
Sotto questa prospettiva il XII Congresso della SLP interrogherà la questione del reale nel transfert in tutta la sua portata, ma facendo leva in particolare su due vertici di esperienza. Da un lato l’ambito della clinica contemporanea costituito dalle cosiddette nuove forme del sintomo, le quali si presentano nella pratica clinica come un ostacolo arduo da superare nel processo d’istallazione del transfert come soggetto supposto sapere. La seconda sessione del Convegno riguarderà precisamente il problema dell’istallazione del transfert nella clinica contemporanea, e cercherà di mettere in evidenza le difficoltà specifiche che l’analista incontra in questo campo di esperienza, dove il rifiuto del sapere inconscio si presenta in forma radicale, come una barriera di godimento che chiude lo spazio della domanda del soggetto, costituendo una vera e propria frontiera per la pratica freudiana. Come l’analista possa entrare in gioco con soggetti portatori di tali sintomi senza enigma ma permeati da un godimento senza perdita - l’anoressia o la tossicomania non ne sono che due delle manifestazioni paradigmatiche -, ed aprire lo spazio per un transfert analiticamente orientato? Questo sarà un tema chiave per questo Congresso. In altri termini, cercheremo di verificare se e che cosa hanno da insegnarci sul transfert, in particolare sulla funzione del reale nel transfert, questi soggetti così refrattari all’esperienza dell’inconscio. In ciò seguiremo l’indicazione di metodo di Freud di fare della pietra dello scandalo, di ciò che non si adatta alla prassi analitica classica con soggetti nevrotici, che arrivano già da noi con un sintomo che fa enigma per loro, una pietra di paragone. 
L’altro vertice di esperienza che cercheremo di interrogare nel nostro Convegno, come tradizione nei nostri appuntamenti congressuali del Campo Freudiano e dell’AMP, riguarderà invece la passe. Dedicheremo infatti due sessioni del nostro Congresso agli insegnamenti degli AE. A loro abbiamo chiesto di testimoniale la loro singolare  esperienza del transfert in analisi, e di aiutarci a cogliere la funzione del reale in gioco in analisi, durante la passe e dopo di essa. Questo ci permetterà di poter ascoltare, nelle loro testimonianze, lo snodarsi di singolari destini del transfert analitico, in soggetti che dopo l’analisi hanno posto, ciascuno a suo modo, dopo la caduta dell’analista in funzione di soggetto supposto sapere, la Scuola come orizzonte del proprio transfert di lavoro nella psicoanalisi.
Non poteva mancare infine, all’interno del nostro Convegno sul transfert, una sessione dedicata al transfert verso la psicoanalisi e in particolare sull’insegnamento di Lacan, che includesse personalità provenienti dal mondo dell’arte e del sapere. A questa sessione il compito di mettere a fuoco lo statuto di creazione costitutivo del transfert, il quale come Lacan c’insegna nel Seminario XI non è riducibile alla ripetizione del medesimo ma include nella sua struttura l’incontro con qualcosa di inedito ed imprevisto. Cercheremo quindi in questa sessione di apprendere da artisti e filosofi, in dialogo con analisti, qualcosa in più sul’atto di creazione, e su come l’incontro con Lacan abbia potuto favorirne in loro l’emergenza. Ne abbiamo comunque avuto fin da subito una prima testimonianza in atto  nella splendida affiche creata per noi dall’artista Caroline Peyron, affezionata frequentatrice dei nostri convegni, che ci ha restituito in tutta la sua incandescenza, nell’istante di un immagine, il transfert tra amore e godimento.
Un caro saluto e arrivederci a Roma!

Il Presidente della SLP
Domenico Cosenza